Il paese è situato sull’estremo confine del Canavese orientale, poco distante dal Lago di Viverone (già in Provincia di Biella), raggiungibile ad est dal paese di Azeglio. A sud confina invece con Cossano Canavese (TO), Borgo d’Ale e Alice Castello (VC), mentre a sud-ovest con Caravino.
Il toponimo deriva dal latino ad septimum, a indicare il settimo cippo miliare, segnato su di una diramazione secondaria dell’antica via romanadelle Gallie, passante a sud, che partiva dalle porte di Eporedia (Ivrea) verso Vercelli, distante quindi 1 miglio romano (1,48 km) x 7 = circa 10 km.Rottaro deriverebbe invece da rubetum, o anche rovearum, rovedarium, antico nome di una collina poco distante ricca di roveti. Altra ipotesi sarebbe dal latino ruera, rutera, ad indicare le ruote dei carri, essendo luogo di transito, motivo per il quale furono disegnate tre ruote di carro nel suo stemma araldico. Un’ultima – e meno certa – ipotesi, lo ricondurrebbe al nome del re longobardo Rotari (647).
Le prime tracce documentate del borgo risalirebbero soltanto al 1227, in cui si affermava la potestà della chiesa di Ivrea; in quel periodo, appena conclusasi l’esperienza del libero comune, Settimo Rottaro fu soggetto all’autorità vescovile eporediese.
Protetto dai Valperga e dal vicino Castello di Masino, il paese sarà fra i protagonisti delle rivolte nobiliari del Canavese, scontrandosi spesso coi San Martino, fedeli ai Savoia; il borgo fu però conquistato da Facino Cane nel 1396, annesso quindi al Monferrato e lasciato ai Lomello, già conti di Trino e Cavaglià. Nel 1431, la politica espansionistica dei Marchesi del Monferrato si scontrò con gli interessi dei duchi sabaudi. Questi ultimi, nel 1432 ottennero i territori a sinistra del Po, inizialmente amministrati da Amedeo VIII di Savoia. Anche i Valperga si sottomisero a questi ultimi, aiutando altresì a sedare le rivolte popolari dei Tuchini, come accadde anche al vicino Vestignè. Settimo Rottaro fu quindi amministrato daiSavoia, fino a epoca moderna.
Nel XX secolo, il paese ebbe la fama di produrre un ottimo vino Erbaluce passito, dal vitigno omonimo, noto nella zona canavesana, tuttavia tale tradizione si perse. Prese invece vita la tradizionale sagra del salame di patata, prodotto tipico, la prima domenica di febbraio.
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