Posizionato nelle estreme propaggini orientali della collina morenica della Serra Morenica di Ivrea.
La parte meridionale del territorio comprende le zone semi-collinari di frazione Babbò, fino alle sole rive (non lo specchio d’acqua) del Lago di Viverone.
La parte settentrionale invece, comprende le zone collinari della Serra d’Ivrea biellese, col Castello che fu dei conti Bicchieri, più altre aree boschive più impervie: frazioni San Vitale, Peverano e il Monte Orsetto ai confini con il Lago di Bertignano, quindi Borgata Salomone e il laghetto Bosi, che segna il confine con Dorzano.
I primi insediamenti tra il biellese e la pianura padana furono le tribù celto-liguri, scalzate poi dalle espansioni romane in Piemonte del III secolo d.C., dove gli eserciti utilizzarono la cima della collina come roccaforte e avamposto militare. Nei secoli a venire, l’antica fortificazione fu usata come basamento architettonico di quello che è l’attuale castello, visibile sulla collina.
Il toponimo Roppolo trae origine da tre ipotesi: dal latino ara-Apollinis (cioè altare di Apollo, la cui venerazione romana fu ereditata dai greci, oppure dal prediale germanico Ropolo,Roptulo, attestato dall’anno 943, mentre una terza ipotesi arriverebbe dal piemontese rocol, e cioè rocca, arroccamento.
Il nome Roptul fu attestato per la prima volta nel 936, su una delega dell’imperatore germanico Ottone I di Sassonia sul vercellese, e consegnato ai nobili del territorio, tali conti Aymone (o Aimone) di Cavaglià, durante le investiture anscariche sulla marca d’Ivrea. Qualche decennio più tardi, fu anche citato come tappa dell’itinerario di pellegrinaggio della Via Francigena.
Sappiamo che dal X secolo l’intera zona fu ampiamente cristianizzata, grazie a dei documenti lasciati da Frate Lebole, monaco storico viveronese del XIX secolo. Furono erette delle pieve, come la pieve di san Pietro, oggi sotto il territorio della vicina Cavaglià, oppure la pieve di san Secondo (XIII secolo), sotto la vicina Salussola.
Costituiti i feudi sul finire del X secolo, gli Aymone cedettero il territorio alle contee longobarde del Comitato di Lomello, sempre del ramo nobile anscarico sotto protezione di Ottone III di Sassonia. Nel 1225, questi li ricedettero a loro volta ai conti Bichieri di Vercelli, i quali si preoccuparono di riedificare l’ormai fatiscente fortificazione collinare romana in un castello medievale, cioè nella sua attuale forma.
I Bichieri del XIII secolo diedero splendore al paese. Per essi, fu anche costruita una casa monacale, la Santa Margherita, che servì anche da lazzaretto durante la peste. Lì, sorgerà l’attuale villa dei Rampone (XIV secolo) che si affaccia sulla piazza omonima, e dove ancor oggi si può ancora vedere la chiesetta dedicata alla beata monaca domenicana Emilia Bichieri da Vercelli (1238-1314).
Borgo e castello passarono poi in mano ai Visconti nel 1315, che iniziarono a usarlo come alloggiamento signorile. Come per la vicina Viverone e altri borghi vercellesi, il territorio roppolese fu barbaramente conquistato dal mercenario Facino Cane, al soldo del Marchesato del Monferrato. Ripresi però i territori dai Savoia nel 1427, Roppolo passò sotto la signoria dei piemontesi Valperga nel 1441.
Castello e borgo ritorneranno di proprietà sabauda attraverso il conte Giano del Genevese (figlio di Amedeo IX), a causa di una storia singolare legata al castello, e cioè quella del murato vivo. Durante i restauri nel XX secolo furono ritrovati, dietro un muro, i resti di uomo intero, all’interno di un’armatura. Le ossa furono attribuite a tal cavalier Bernardo di Mazzè: leggenda e storia si intrecciano. Da alcuni documenti rinvenuti, pare che questi, in conseguenza di una disputa, fosse stato posto in un’armatura e murato, ancora vivo, dal rivale Ludovico Valperga di Masino, nel 1459. Intervenne il conte Giano, che condannò la famiglia Valperga di Caluso-Masino a restituire il castello ai Savoia. I Valperga ignorarono la confisca, e la causa durò dei decenni. Si dovette attendere il 1630, quando i Valperga si estinsero, per riprendere pienamente il possesso sia del castello che del borgo roppolese.
Nel XVI secolo poi, i Savoia fecero costruire una chiesetta con facciata prospiciente al piccolo piazzale dell’ingresso pedonale del castello stesso, conosciuta come la “Chiesetta del Castello”, ma ufficialmente dedicata a San Michele Arcangelo, eretta sui resti di una più antica chiesa romanica del XII secolo, quest’ultima ancor visibile dal versante orientale, e nella quale è conservata un’icona lignea di Gaspare Serra
Nel 1632 il castello divenne presidio di Tomaso di Savoia contro le invasioni francesi. Ma, quando questi ultimi si allearono coi gli stessi sabaudi nel 1640, Roppolo fu ceduta ai marchesi Guido Villa di Ciglianoe Giandomenico Doria di Ciriè. Tuttavia, nel 1730, alcuni discendenti dei Valperga riemersi dalla storia, pretesero – e ottennero – nuovamente la proprietà di borgo e castello.
Per problemi economici però, nel 1837 questi rivendettero il castello a Ignazio Anselmi, un ricco possidente livornese che si preoccupò della restaurazione del castello come sua residenza di vacanza. Questi, a sua volta, durante il periodo del Risorgimento, cedette tutto al senatore generale Gustavo Mazè de la Roche. Roppolo, la cui economia era basata soprattutto su enologia e agricoltura, nella seconda metà del XX secolo istituì quindi il castello come sede museale di tali settori. Il castello è oggi della famiglia dei Saletta.